Marco Cascianelli è Facilitatore dei processi di cambiamento, Life& Business coach per privati e Aziende, insegnante ISEF, Formatore, Master Practitioner PNL, esperto in Marketing Relazionale.
Appassionato dei temi legati allo sviluppo personale, ha recentemente messo la sua esperienza anche al servizio di un nuovo corso online del nostro Catalogo IVASS CONSOB dal titolo “Dall’impossibilità alla possibilità: come trasformare un disagio in un punto di forza professionale”.
Il corso si prefigge l’obiettivo di migliorare la capacità di scegliere come orientare i propri pensieri e le conseguenti azioni verso le numerose possibilità offerte da un qualsiasi ostacolo o conflitto, invece di restare prigionieri delle emozioni e dei paradigmi che conducono verso le impossibilità.
Al nostro autore abbiamo rivolto “#2 domande” per approfondire come un cambiamento di mindset di fronte alle difficoltà può davvero migliorare la qualità della relazione con la clientela nel lavoro di consulenza finanziaria e assicurativa: scopriamo come ha risposto!
#1 – Come si può diventare più consapevoli di ciò che influenza i nostri comportamenti e quindi maggiormente in grado di dirigere le nostre azioni verso l’obiettivo desiderato, senza necessariamente seguire degli automatismi?
Il punto di partenza sono proprio gli automatismi: grazie a questa eccellente capacità del nostro sistema nervoso, noi possiamo restare in vita svolgendo migliaia di attività biologiche che garantiscono la sopravvivenza. Lo stesso vale per la gran parte delle attività abitudinarie e routiniche che ogni giorno compiamo senza farci caso anche durante il lavoro. Finché questi meravigliosi programmi naturali ci danno risultati positivi e producono benessere, restano una risorsa; ma quando il ripetersi di abitudini e atteggiamenti e standard operativi culminano in risultati non soddisfacenti e il malessere emotivo o fisico si fa strada, bisogna porvi rimedio. Una buona pratica consiste nel decidere, a piccole dosi, di essere presenti a sé stessi mentre accade un automatismo. Compiere un atto di volontà iniziale attraverso i sensi per risvegliare l’attenzione su quello che stiamo facendo.
Prendiamo per esempio la guida dell’automobile, automatismo per eccellenza, e proviamo ad attivare le nostre percezioni mentre guidiamo sentendo tra le mani il volante, percependo l’appoggio sui sedili, osservando cosa vediamo dai finestrini e ascoltando i suoni e gli odori interni ed esterni all’auto, fino alle emozioni/sensazioni che stiamo provando in quel momento.
Qualcuno, con la pratica, potrebbe ricordarsi addirittura il percorso che ha fatto….
Si può scegliere anche una attività più semplice, come bere un caffè decidendo di essere lì, presenti con il proprio essere per godere al cento per cento di quel momento. Il punto rimane quindi accorgersi che non si è lì, che si è in balia di un automatismo e cadere nella riproduzione fedele solo di ciò che si conosce.
Possiamo decidere di attivare la nostra presenza e ricordarci che ci siamo, cogliendo altre mille sfaccettature di ciò che avremmo fatto in automatico. Quando questo comincia ad accadere, si può scegliere consapevolmente e delineare un obiettivo con più precisione.
#2 – Contare fino a tre e condividere le esperienze sono due dei suggerimenti che vengono forniti nel corso: perché possono davvero aiutarci a migliorare la modalità con cui affrontiamo le nostre sfide lavorative?
In un mondo nel quale siamo chiamati a rispondere all’istante, dove i tempi sono molto serrati e spesso, nonostante le tecnologie facilitanti proprio il tempo sembra mancare, contare fino a tre, ma anche fino a dieci, può essere utile per mettere una pausa, una riflessione, prendere una decisione, una direzione tra uno stimolo ed una risposta.
La metafora più interessante è quella del respiro nel quale la pausa, ovvero l’apnea, è il momento decisivo tra inspirazione ed espirazione, ovvero il ciclo vitale con la chiusura di un processo.
Prendersi tempo prima di rispondere all’interno di una relazione familiare amicale o lavorativa significa ascoltare con attenzione, dare importanza al contenuto e potenzialmente allungare la vita di quel rapporto. Il condividere poi, è fondamentale per sentirsi parte di qualcosa, è un acceleratore e può generare aiuto reciproco e desiderio di contribuire.
Dovrebbe essere un modo per riconoscere la nostra umanità e unicità percependola anche negli altri. Condividendo le proprie abilità ed esperienze si agevola il lavoro di tutti e si cresce con rapidità sia umanamente che lavorativamente.
Grazie Marco!
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